macchi mc.72
T-shirt, polo e felpe dedicate all'iconico idrocorsa italiano Macchi MC.72 e all'indimenticabile maresciallo pilota Francesco Agello, "l'uomo più veloce del mondo", che conquistò il record mondiale di velocità su idrovolante il 23 ottobre 1934.
speciale 90° anniversario
Polo e felpe realizzate appositamente per celebrare il 90° anniversario del record del mondo di velocità di Francesco Agello
PASSA LA RAFFICA ROSSA
L'apparecchio è stato portato fuori dalla rimessa poco dopo mezzogiorno, dopo il rancio alle truppe. La giornata era tutt'altro che bella. Il lago, lievemente increspato dal vento non appariva in condizioni ideali, sia per la partenza sia per l'ammaraggio. Ma la prova era ormai decisa. Il motore è stato provato e ha mostrato di funzionare a meraviglia. Cambiato l'olio e le candele, è stato portato alle 14:30 con il suo carrello a rotelle sullo scivolo con cui sarebbe stato immesso nelle acque. Agello era pronto. Indossati una vecchia casacca di cuoio e un paio di pantaloni scuri, calzato in capo il casco, udite le ultime raccomandazioni e gli ultimi incitamenti del suo maestro e dei suoi compagni, è salito al posto di pilotaggio, la stretta carlinga dove ogni movimento è impossibile. Un saluto, un cenno, e l'apparecchio è stato sospinto in acqua. Il motore già avviato cantava il terribile canto della sua voce mostruosa. La prova si iniziava. Erano le 14:56. Con una cresta candida di spume, sollevandosi lentamente con la coda dall'acqua, lanciato in corsa a tutta forza, l'apparecchio si stacca dal lago in 64 secondi e punta a bassa quota quasi radendo l'acqua, verso il Garda settentrionale, per farsi ben presto invisibile. Percorsi una ventina di chilometri e compiuta la virata, Agello si lancia sul primo passaggio, la voce torna a cantare col lacerante ululato che fa accorrere sulle rive la popolazione del lago. Compiuta la virata, l'apparecchio si butta fulmineo sul territorio delle basi. L'apparecchio passa su Manerba e, un attimo dopo, su Moniga. Eccolo che passa sull'idroscalo diretto verso terra, dove, giunto all'altezza di Montichiari, dovrà virare per rivolgere di nuovo verso nord. Il primo passaggio assegnato alla velocità di chilometri 705,882. Il secondo è più rapido. L'esattezza della traiettoria è straordinaria. Il secondo passaggio segna il tempo di chilometri 710,433. Una brevissima attesa, mentre l'apparecchio è lontanissimo oltre Torri sulla sponda veronese. Eccolo che vola di nuovo su Manerba e subito dopo Moniga. Passa la raffica rossa. La velocità questa volta è di chilometri 711,462; la più alta raggiunta da uomo nel mondo. E bisogna attendere ancora il quarto passaggio che segnerà questa volta chilometri 709,444. Il record è crollato. Adesso, fra pochi istanti, l'apparecchio ammarerà e Agello sarà portato in trionfo. L'ammaraggio, a velocità folle, è perfetto e radente. Agello sguscia rapido dalla carlinga, saluta con la mano. Ha vinto. Tutti, quando scende, vogliono abbracciarlo. Lo prendono in spalla per portarlo in trionfo. Il volo-record è durato esattamente 15 minuti.
Orio Vergani, Desenzano del Garda, 23 ottobre 1934
PROGETTO NUMERO 79
Nel 1933, l'ingegnere Alessandro Marchetti si mise al lavoro per formalizzare un nuovo progetto per un aereo da competizione con l'obiettivo di partecipare, l’anno successivo, alla gara Londra-Melbourne. L'aeroplano, oltre ad essere il primo plurimotore italiano dotato di carrello retrattile, con i motori giusti avrebbe potuto letteralmente lasciare al palo la concorrenza. Al progetto fu assegnata la sigla S.79. Inizialmente furono scelti i motori lineari I.F. Asso 750, gli stessi motori degli S.55X di Italo Balbo, ma la decisione della Isotta Fraschini di ridurne la produzione mise in crisi Marchetti, che già aveva realizzato tutta una serie di disegni dell'S.79 con la predisposizione per i suddetti motori. Si ripiegò allora sui motori radiali Piaggio P.IX RC.40, con potenza però decisamente inferiore rispetto agli Asso. Sfumata la possibilità di partecipare alla Londra-Melbourne, finalmente lunedì 8 ottobre 1934, a Cameri tutto era pronto per il battesimo del volo che Adriano Bacula, valente pilota e capo collaudatore della SIAI Marchetti, portò a termine senza problemi. Nel corso del 1935 i Piaggio vennero sbarcati e sostituiti da tre Alfa Romeo AR.125 RC.35. Il 79 I-MAGO tra raid e conquiste di primati, voli con passeggeri e carichi vari, nonché sperimentazioni belliche, diventò ben presto un protagonista dei cieli, onnipresente un po' ovunque in Europa e in Africa italiana e capostipite delle future versioni militari da bombardamento e siluramento che lo avrebbero reso definitivamente un’icona della sua epoca.